
Auschwitz dalla memoria alla materia
Auschwitz dalla memoria alla materia è il titolo della mostra multimediale polimaterica, con la quale sei studenti dell’ultimo anno del liceo artistico hanno cercato di rendere tangibili le loro emozioni, dopo aver visitato, nell’ottobre scorso, i campi di sterminio nazisti di Auschwitz-Birkenau.
L’inaugurazione della mostra, che sarà visitabile sino all’8 febbraio nel salone delle Bandiere di palazzo Manfredi, si è tenuta sabato 20 gennaio, in Comune, alla presenza del vicesindaco Massimo Isola, della presidente del consiglio comunale Maria Chiara Campodoni e della consigliera regionale Manuela Rontini.
Dopo gli interventi dell’amministrazione, hanno preso la parola i giovani artisti ed infine il dottor Cesare Moisè Finzi e il professor Rino Casadio, che hanno parlato di Werner Jacobson e Maurizio Korach, due ebrei, rispettivamente alunno e docente, della Regia scuola di ceramica di Faenza
I sei studenti che si sono messi al lavoro, perché non venga mai rimossa la memoria della Shoah, sono Matilda Bellini, Benedetta Innocenti, Alice Serrandrei (5AA); Giovanni Bombardini, Marta Caroli, Alessia Cicognani (5BA). A coadiuvarli i professori Elena Romito ed Enrico Bandini.
La mostra rappresenta l’atto di restituzione, al liceo e alla cittadinanza, dell’esperienza fatta durante il viaggio della Memoria ad Auschwitz-Cracovia, promosso dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Ravenna, che, con fondi della regione Emilia Romagna, promuove da anni la partecipazione di alunni delle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Ravenna.
«È stato un viaggio per non dimenticare -racconta Matilda Bellini di 5AA. Al ritorno abbiamo sentito forte il bisogno di rendere altre persone partecipi di quello che avevamo visto e provato nei campi. Ognuno di noi ha progettato un’opera. Un mucchio di sassi, un allestimento multimediale, sculture in ceramica, un collage fotografico, un ricordo di ciò che per noi ha significato questa esperienza. Con questa mostra vorremo far vedere ciò che i nostri occhi hanno visto e far sentire ciò che i nostri sensi hanno provato. Auschwitz è il labirinto della violenza dove l’umanità si è persa una volta e dove dunque può perdersi ancora. Ricordare oggi, insieme, quel che è successo lì, meditarci sopra nel silenzio della nostra anima, è come portare un sasso a quei morti incolpevoli, come posare una rosa sopra quel labirinto».
Dopo l’8 febbraio la mostra verrà riallestita nei locali del circolo Prometeo, di vicolo Pasolini, su richiesta dei ragazzi del gruppo Poliedro.